mercoledì 16 novembre 2013 - ore 21:30
LA VITA AGRA
di Carlo Lizzani
1964 - Italia
"Ma per intanto il coito si è ridotto, per la stragrande maggioranza degli utenti, a pura rappresentazione mimica, a ripetizione pedissequa e meccanica di positure, gesti, atti, trabalzamenti, in vista dell'evacuazione seminale, unico fine ormai riconoscibile e legalmente esigibile. Il resto non conta, il resto è puro simbolo che serve a spingerti all'attivismo vacuo. Questo vuole la classe dirigente, questo vogliono sindaco, vescovo e padrone, questurino, sociologo e onorevole, vogliono non già una vita sessuale vissuta, ma il continuo stimolo del simbolo sessuale che induca a muoversi all'infinito."
Luciano Bianchi è responsabile delle iniziative culturali presso una miniera di Guastalla. Qualche giorno dopo il suo licenziamento la miniera esplode per colpa della riduzione delle spese per la sicurezza, causando la morte di 43 operai. Decide così di partire per Milano e vendicarsi, facendo esplodere il grattacielo sede della società mineraria. Lì conosce Anna, con cui instaura una relazione extraconiugale, ed è costretto a trovare un lavoro per sopravvivere: inizia così a fare il traduttore, cercando una strada nel mondo dell’editoria. Ma sarà l’universo della pubblicità ad accoglierlo e ad introdurlo della società. E' la parabola di un intellettuale al tempo dello sviluppo travolgente dell'Italia degli anni '60, dalla rivolta all'amara e lucidissima presa di coscienza del proprio isolamento e del subdolo assoggettamento da parte del potere; per molti aspetti una visione profetica. Tratto dall'omonimo romanzo di Luciano Bianciardi, che collaborò con Lizzani per l'adattamento.
"No Tacconi, ora so che non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha."